BATARE MARZO, quando l’anno iniziava il 1 Marzo
Fin dall’epoca dell’Impero Romano, il calendario aveva dieci mesi e l’anno iniziava proprio il 1° di Marzo: il ricordo di questo computo del tempo resta nei mesi di Settembre, Ottobre, Novembre, Dicembre, rispettivamente il settimo, ottavo, nono e decimo mese di quell’antico calendario.
Gregorio Magno nel VI secolo per unificare nelle festività natalizie il Capodanno ed il Natale introdusse il cosiddetto “Calendario Gregoriano” di dodici mesi. Il Veneto, fino alla conquista napoleonica del 1797, continuò a conteggiare l’anno in dieci mesi.
Il Veneto è una regione che ancor oggi non ha dimenticato il suo legame con la terra, i riti e le tradizioni contadine. Uno di questi riti cade proprio l’ultimo giorno di Febbraio e si chiama batare Marzo, o ciamare Marzo o ancora brusare Marzo e altro non è che il capodanno degli antichi e della Serenissima Repubblica Veneta.
L’inizio dell’anno nuovo, segnava anche l’inizio della vita contadina e la ripresa del lavoro dei campi, ma la terra, secondo ancestrali credenze, doveva essere risvegliata dal letargo del gelido inverno; ed ecco il rito di batare Marzo, chiamare la primavera e svegliare la terra con canti e rumori forti.
Questa tradizione ha attraversato i secoli e ancora oggi viene ricordata in tutto il Veneto a partire da Asiago fin giù alla pianura, passando anche da Montecchio Maggiore.
L’ultima Domenica di febbraio o la prima Domenica di marzo, sotto l’egida della Pro Loco e con il patrocinio del Comune, due cortei in abiti contadini partono da Largo Boschetti e da via Parri per incontrarsi in piazza Marconi. Il pomeriggio, che si tiene grazie all’impegno di vari gruppi di appassionati, viene allietato da canti, musiche e piatti della tradizione: sopressa e pan biscotto, poenta e scopeton, pamojo, vinbrulè e cioccolata.
Un’occasione per far festa e stare insieme, perché “per sapere dove stiamo andando è bello conoscere dove affondano le nostre radici”.